Persone

Il sostegno di Gucci a favore dei rifugiati nella giornata mondiale a loro dedicata

Siamo vicini alle comunità di rifugiati nel mondo insieme ai partner nonprofit Artolution e Japan for UNHCR

Giornata mondiale dei rifugiati 2021

In occasione della Giornata mondiale dei rifugiati 2021, desideriamo mettere in evidenza l’importante lavoro condotto da Artolution, uno dei principali partner di Gucci e #ChimeForChange. Fondata nel 2009 dagli artisti Joel Bergner e Max Frieder, questa organizzazione internazionale di arte pubblica mira a generare un cambiamento positivo a livello locale attraverso progetti di arte collaborativa in comunità segnate da conflitti armati, violenza ed emarginazione sociale.

In particolare, desideriamo sottolineare il lavoro svolto da Artolution e dal suo team nel campo profughi di Bidi Bidi in Uganda e nel distretto di Cox’s Bazar in Bangladesh, il più grande campo profughi al mondo. Attraverso il loro impegno permettono ad artisti, giovani e comunità di promuovere il cambiamento sociale positivo, approfondire questioni sociali di importanza critica e creare opportunità di dialogo costruttivo.

“Quando visito i campi e lavoro con persone diverse, le incoraggio a parlare. E migliaia di persone sono come loro. Desidero aiutare tutti coloro che non hanno la possibilità di esprimersi a far sentire la loro voce e a dire tutto ciò che vogliono.”

Dildar Begum, rifugiato Rohingya e Lead Artolution Artist

Lei è Miriam Adaru, Lead Artolution Artist del Sud Sudan che vive nel campo profughi di Bidi Bidi in Uganda. Ha applicato la metodologia di Artolution nella sua comunità per dimostrare in che modo l’arte può avvicinare coloro che hanno alle spalle storie difficili. Miriam racconta l’impatto dell’iniziativa nella comunità, mostrando un progetto di Artolution che coinvolgeva i bambini della scuola locale dove insegna. “Lasciateci vivere in pace l’uno con l’altro, lasciateci vivere insieme come fratelli e sorelle. È questo il mio messaggio al mondo.”

Queste parole sono di Gift Moses, un artista insegnante di Artolution, che vive nel campo profughi di Bidi Bidi nel nord dell’Uganda, il più grande in Africa, con scuole locali che ospitano da 2.000 a 4.000 giovani. Nel 2019, Gift Moses faceva parte del team di artisti fondatori che, con il sostegno di Chime For Change, ha formato un gruppo di 14 artisti originari del Sud Sudan e dell’Uganda, con lo scopo di fornire forme d’arte collaborativa come strumento per consentire alle comunità di condividere le loro storie con il mondo. I progetti completati nel corso del 2019 con il campo Bidi Bidi e le comunità ospiti erano incentrati sulla promozione della salute pubblica, della coesistenza interculturale, della comunicazione multigenerazionale e delle speranze e dei sogni futuri dei giovani che vivono lì.

Giornata mondiale dei rifugiati 2020

In un momento in cui circa 30 milioni di rifugiati nel mondo sono particolarmente vulnerabili a causa dell’epidemia di COVID-19, Gucci prosegue il proprio impegno a supporto delle comunità di rifugiati attraverso attivazioni digitali con i partner nonprofit Artolution e supportando Japan for UNHCR per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno, 2020.

Nel terzo anno di collaborazione con Artolution, presentiamo i loro progetti innovativi e collaborativi nelle comunità, che promuovono la resilienza e l’inclusione tra donne, giovani e famiglie provenienti da comunità di rifugiati e sfollati in Uganda, Bangladesh, Myanmar, Giordania e nel resto del mondo.  A partire dal 2018, la nostra partnership ha supportato Artolution nell’implementazione di più di 400 progetti nelle comunità di 30 paesi, a servizio di più di 6.000 rifugiati nel mondo.

Inoltre, per rafforzare la collaborazione globale e incoraggiare al cambiamento e alla creatività le nuove generazioni, abbiamo riunito 6 bambini e famiglie di dipendenti Gucci per un workshop virtuale con 12 giovani rifugiati in Uganda (nel campo rifugiati Sud-Sudanese) che partecipano ai programmi globali di Artolution per lo scambio e la comunicazione attraverso l’arte e la tecnologia.

Questo workshop è stato concepito nell’ambito dell’iniziativa di Artolution “Virtual Bridges” per esplorare nuove piattaforme di connessione virtuale attraverso il potere dell’arte, offrendo l’opportunità di creare relazioni oltre confine, programmi educativi e creativi in spazi virtuali, e diffondere messaggi di prevenzione e sicurezza nelle comunità più vulnerabili in risposta alla pandemia di COVID –19.

In quanto parte del programma di volontariato Gucci Changemakers, questo workshop ha rappresentato il primo di una serie di “ponti virtuali” che serviranno ad educare le nuove generazioni e le loro famiglie nel diventare “agenti del cambiamento” e promuovere i valori dell’inclusività e della sensibilità culturale.

Durante il workshop, i partecipanti hanno avuto la possibilità di conoscere le diverse culture, gli stili di vita e i contesti sociali creatisi durante la pandemia, allo stesso modo hanno potuto interagire partecipando ad un’attività di storytelling collaborativo. Dalla creazione della storia al disegno di un personaggio fantastico, il risultato di questa connessione virtuale è stato un collage digitale da considerare come una vera e propria testimonianza di scambio culturale e inclusività.

Artolution

Oltre alla collaborazione con Artolution, uniamo le nostre forze assieme a Japan for UNHCR a supporto delle comunità di rifugiati in tutto il mondo. Japan for UNHCR, organizzazione nonprofit nata nel 2000 come supporto ufficiale in Giappone per conto di UNHCR, organizzerà “WILL2LIVE”, una manifestazione musicale e cinematografica a scopo benefico in supporto dei rifugiati nel mondo che stanno vivendo situazioni ancora più difficili a causa del COVID-19. Il concerto “UNHCR WILL2LIVE Music 2020, Special Live-Streaming on World Refugee Day” sarà trasmesso su YouTube e guidato dal musicista giapponese Miyavi, Ambasciatore UNHCR e Gucci Friend of the House, uno dei testimonial della campagna Gucci relativa alla prima collezione sostenibile Gucci Off the Grid.

Inclusione dei rifugiati

“Andando oltre i confini, in quanto essere viventi su questo pianeta dobbiamo unirci, condividere e affrontare i problemi insieme. La crisi dei rifugiati non è una questione locale, è globale ed è un problema di cui siamo tutti responsabili in qualche modo.”

Miyavi, musicista giapponese

Puoi seguire qui https://youtu.be/M-SnA9a1F2s l’evento musicale “WILL2LIVE” con Miyavi, promosso da Japan for UNHCR “, in live streaming il 20 giugno, dalle 17:00 alle 18:30 (orario locale Tokyo)

Infine, attraverso il programma Gucci Changemakers, Gucci ha effettuato una donazione a UNHCR, a supporto di progetti che hanno come obiettivo quello di generare un cambiamento sociale positivo attraverso campagne di sensibilizzazione digitali sui rifugiati nel mondo. I dipendenti Gucci parteciperanno ad attività di volontariato nel corso dell’anno in collaborazione con UNHCR.

Leggi le storie e sfoglia la gallery con i relativi artwalls dei partecipanti rifugiati e degli artisti nel mondo.

Incontriamo Joyce

Nel 2019 Artolution ha incontrato Joyce, una ragazza proveniente da Sud Sudan il cui villaggio è stato attaccato quando lei aveva appena 3 mesi.

Quando avevo 3 mesi, mia madre mi stava portando sulla schiena [mentre fuggivano dal loro villaggio], hanno iniziato a sparare e sono stata ferita ad una gamba. Hanno colpito mia madre ed è morta. Mi hanno portata in ospedale e mi hanno amputato la gamba“. – Joyce

Dopo che la sua famiglia aveva lasciato il Sud Sudan, si è spostata da un luogo all’altro insieme ad altri membri della sua comunità. Anche suo padre è morto giovane, per una malattia prevenibile. Alla fine, Joyce è arrivata al campo profughi di Bidi Bidi, nel nord dell’Uganda. Nonostante sia stata sfollata più volte, Joyce è un punto di riferimento per i bambini della sua comunità nel campo di Bidi Bidi attraverso il canto e la pittura. Il suo sogno è proseguire gli studi e diventare infermiera, per aiutare le persone a guarire.

Stoffa di Resilienza Femminile

Sebbene la tecnica tessile denominata barkcloth sia tradizionalmente riservata agli uomini, questa tela è stata creata da donne rifugiate del Sud Sudan e ha viaggiato in 4 diverse comunità di rifugiati in tutto il mondo: un’opera d’arte creata interamente da donne e ragazze rifugiate che raccontano le loro storie. Attraverso l’arte, possiamo tessere fra loro le nostre storie personali e promuovere un cambiamento duraturo sulla comunità che ci circonda.

Come prima tappa la tela è arrivata in Bangladesh, dove le artiste Anwara, Dildar, Rishmi, Riffa e Hasina hanno deciso di creare opere per incoraggiare le future mamme e le loro famiglie ad usufruire di servizi di assistenza sanitaria, a praticare buone norme igieniche e a imparare a prendersi cura dei neonati e dei lattanti in maniera adeguata. Le prime tre immagini dipinte sul murales itinerante sono state una donna incinta che incontra un medico, una madre che lava il suo bambino subito dopo il parto e una donna con un bambino sulla schiena che legge un libro di puericultura.

La tappa successiva è stata il campo profughi di Azraq in Giordania, dove le donne Siriane rifugiate hanno dipinto una donna che porta un bambino sulla schiena e che tiene un libro in mano, per sfatare il mito che le donne, una volta che diventano madri, non sono più in grado di proseguire i loro studi.

In Grecia, nel campo profughi di Samos, le artiste rifugiate dell’Afghanistan hanno dipinto un uomo anziano con la barba bianca e una donna ricoperta d’oro per illustrare la storia personale di una delle pittrici. A 12 anni è stata venduta a un uomo più anziano, che l’ha sposata e le ha regalato gioielli. È riuscita a fuggire dal matrimonio e ora vive come rifugiata in Grecia. Per lei era importante raccontare la sua storia in modo da mettere fine alla pratica delle mogli bambine.

Infine, il tessuto è tornato in Uganda, dove le artiste rifugiate hanno dipinto fiori, foglie, pesci, un secchio, cucchiai e altri animali per mostrare il loro legame con la terra, gli strumenti quotidiani e la comunità.

Imparando Insieme

 Siamo in questa situazione insieme. E supereremo le difficoltà insieme” – gli artisti della comunità Rohingya lavorano con la Federazione internazionale della Croce Rossa (IFRC) per imparare di più sulle pratiche di igiene e sicurezza pubblica, come lavarsi le mani e la gestione delle latrine comuni. Gli artisti di Artolution hanno realizzato dei murales colorati per trasmettere ai membri della loro comunità locale che vivono nei campi profughi Rohingya in Bangladesh una serie di messaggi cruciali in materia di salute pubblica, appresi durante i workshop di formazione della durata di un giorno, illustrando la gestione sicura dell’acqua, dei servizi igienici e dell’igiene.

Opere d’Arte durante il COVID-19 – Essere al sicuro

Dall’inizio della pandemia COVID-19, i gruppi di artisti rifugiati di Artolution continuano a diffondere speranza e consapevolezza attraverso le loro opere d’arte lavorando da casa con le famiglie per realizzare disegni e dipinti che diventino messaggi di solidarietà e di supporto per il mondo, e di cura per gli altri, tramite la comunicazione di informazioni cruciali di salute pubblica: lavarsi le mani, tossire nell’incavo del gomito, indossare mascherine e rimanere a casa in piccoli gruppi per proteggere gli altri.

Il Murale della Resilienza Giovanile

Nel 2018, Artolution ha collaborato con gli studenti della Harvey Milk High School e della Manhattan School of Career Development (MSCD) per creare un murales, composto da cinque splendidi ritratti e da uno spettacolare uccello realizzato con oggetti riciclati, un programma ideato da Artolution chiamato Foundstrument Soundstrument e incentrato sulla sostenibilità e il riutilizzo di oggetti trovati per strada.

La Harvey Milk High School accoglie i giovani che si identificano come membri della comunità LGBTQ. La maggior parte dei ragazzi sono stati vittime di bullismo o emarginazione in scuole superiori tradizionali. Artolution ha esteso la collaborazione anche alla scuola vicina, la Manhattan School of Career Development (MSCD), frequentata da studenti con esigenze particolari, come autismo, disabilità di apprendimento, sindrome di Down.

I temi della diversità, dell’immigrazione e dell’inclusione sono emersi nella conversazione di gruppo e il gruppo stesso ha scelto un’immagine delle Statua della Libertà rivisitata con il volto di una giovane donna della comunità locale che accoglie persone di qualsiasi provenienza. La fenice nel murales, inoltre, simboleggia la rinascita e la trama a puzzle rende omaggio al simbolo internazionale dell’autismo, altro tema emerso nella conversazione di gruppo.

Laverne, una donna transgender, ha dichiarato: “Il mio sogno è avere un corpo che rappresenti il mio genere, così ho disegnato una donna nuda. Il mio sogno è di essere vista per quella che sono.”

Resilienza Rohingya: Fuga dal Genocidio

Tra l’agosto 2017 e il gennaio 2018, quasi 700.000 rifugiati Rohingya sono fuggiti in Myanmar da una campagna di pulizia etnica; la maggior parte ha camminato per giorni attraverso giungle e montagne o ha affrontato pericolosi viaggi in mare attraverso il Golfo del Bengala. Sono arrivati bisognosi di protezione internazionale e di assistenza umanitaria. Attualmente, oltre 1,1 milioni di rifugiati Rohingya vivono in Bangladesh. I bambini che crescono nel più grande insediamento di rifugiati del mondo ricordano alla loro comunità e al mondo il potere delle loro storie. Attraverso i murales trasmettono lezioni su come superare le sfide nei campi profughi e a casa, in Myanmar.

Sono passati 3 mesi da quando sono arrivato qui… In Birmania, avevamo molte grandi case. Ci hanno cacciato via e hanno dato fuoco alle nostre case. Disegnare ci fa dimenticare il Myanmar e ci fa sentire bene. Da grande voglio diventare un pittore. Voglio insegnare ai bambini. Voglio che i bambini abbiano la possibilità di giocare e di disegnare, per non sentirsi male quando ripensano al Myanmar”. – Royima, 10 anni, rifugiata Rohingya

Dildar: Una Storia Personale di Self-Expression attraverso l’Arte

Quando eravamo in Myanmar ci tenevano in carcere, eravamo prigioniere. Abbiamo perso i nostri familiari, i nostri mariti e i nostri padri. La situazione in Myanmar è terribile. Quando sono arrivata in Bangladesh ero diventata muta, ero traumatizzata e non riuscivo a parlare con nessuno perché non mi sentivo viva. Quando ho iniziato a dipingere e a partecipare alle attività di Artolution ho ricominciato a parlare. Nel campo ci sono migliaia di persone come me. Quando visito i campi e lavoro con persone diverse in campi diversi, le aiuto a parlare. Ci sono migliaia di persone come loro. Voglio continuare ad aiutare tutte le persone, quelle che non hanno voce, ad alzare la voce, per poter dire quello che vogliono. Questo è ciò che voglio continuare a fare ogni giorno“. – Dildar, 8 ottobre 2019, Campo profughi Rohingya di Balukhali in Bangladesh, al confine con il Myanmar.

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