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La visione nature-positive di Gucci parte dalla terra per arrivare nelle collezioni

Progetti in Italia e nel mondo di agricoltura rigenerativa

Dal 2020 Gucci investe nell’agricoltura rigenerativa come pilastro importante della sua strategia nature-positive. Un approccio che segna l’evoluzione dell’impegno alla carbon neutrality con azioni che mirano a proteggere e ripristinare la natura e la biodiversità, fermo restando la priorità alla riduzione delle emissioni e degli altri impatti ambientali come raccontato nell’Impact Report.

Oggi la strategia Nature-Positive di Gucci fa un ulteriore passo in avanti agendo direttamente sulla propria filiera.

Con questo approccio, Gucci sostiene progetti, in Italia e nel Mondo, che partono dalla terra per la produzione di materie prime che entreranno a far parte delle collezioni della Maison. Questa strategia si inserisce nell’ambito dell’impegno della Maison per aumentare la presenza di materie prime biologiche, riciclate e approvvigionate da fonti responsabili.

Le pratiche di agricoltura rigenerativa ricostituiscono e rafforzano la natura piuttosto che esaurirla con benefici ambientali e sociali. Aumentano la capacità dei suoli di sequestrare carbonio, di trattenere l’acqua, lo rendono più ricco e fertile. Aiutano a proteggere e ristabilire la biodiversità di piante e animali selvatici. Eliminano l’uso di sostanze chimiche sintetiche e migliorano il benessere animale. Inoltre, supportano la sussistenza e le condizioni di vita degli agricoltori mantenendo così le comunità sui territori.

L’agricoltore diventa così custode della sua terra.

Grazie a questa visione del futuro delle filiere del lusso, Gucci supporta in Italia la rinascita di realtà produttive che erano andate quasi completamente perdute. A 100 anni dalla sua fondazione, il legame con la tradizione si rafforza attraverso l’investimento sulla filiera della seta, del cotone e della lana con progetti pilota in Calabria, Sicilia, Veneto e Puglia. Lo scopo di questo approccio è di far sì che la qualità e l’attenzione al dettaglio che contraddistingue le collezioni Gucci nasca già nel momento in cui viene piantato il seme nella terra grazie ai rapporti diretti con i protagonisti della filiera.

In Calabria, nella cittadina di San Floro, la cooperativa agricola Nido di Seta sta sviluppando una nuova filiera della seta rigenerativa locale, che consentirà di produrre i primi prodotti Gucci realizzati con fili di seta provenienti da pratiche agricole biologiche locali nei prossimi anni. In collaborazione con il suo partner scientifico CREA, l’istituto di ricerca pubblico italiano specializzato in bachicoltura, la cooperativa agricola Nido di Seta e il produttore di filati Ongetta, Gucci sta investendo nella realizzazione di un’innovativa filiera della seta, diventando per il settore del lusso un modello per la produzione di seta rigenerativa italiana.

Gucci ha deciso di utilizzare, iniziando dalla sua collezione ARIA, tessuti in pura lana prodotti da Lanificio Paoletti che recupera e valorizza la lana proveniente dalle pecore Alpagote, nella regione dell’Alpago in Veneto. In questo progetto a “chilometro zero” la lana viene raccolta da una specie di pecora autoctona in via di estinzione in collaborazione con una cooperativa di pastori e allevatori che preservano le pratiche naturali di allevamento e seguono le antiche tradizioni di pastorizia nel rispetto del territorio e del benessere animale.

I filati e i tessuti Alpagota sono realizzati senza coloranti chimici ma solo utilizzando i colori naturali della lana di pecora Alpagota. Questa lana è inclusa nel catalogo di offerta dei materiali sostenibili a disposizione del Dipartimento Creativo della maison.

Progetti pilota per riportare la coltivazione del cotone in Italia sono già in campo.

In Sicilia, attraverso una collaborazione con la filatura italiana di cotone CFT di Pietro Masserini, Gucci ha avviato un progetto pilota sulla produzione del cotone. Si tratta di una attività che mira a riportare in Italia una filiera industriale, quella del cotone, coniugando innovazione, sperimentazione e criteri di agricoltura biologica, inizialmente in conversione e in prospettiva anche rigenerativa, mantenendo al contempo l’eccellenza del filato.

In Puglia, Gucci supporta infine il DAJS (Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino) un’organizzazione che riunisce università, centri di ricerca e aziende agricole locali nel difficile compito di rigenerare l’agricoltura salentina duramente colpita da un’epidemia batterica di Xylella. Qui, si lavora per ricreare la bellezza del paesaggio e un’economia attraverso l’agricoltura e in collaborazione con Gucci si sperimenterà la coltivazione di cotone.

Andando fuori i confini italiani, in Uruguay con il progetto NATIVA™ Regenerative Agriculture Program, avviato da Gucci in collaborazione con Chargeurs Luxury Fibers, uno dei maggiori trasformatori di lana nel mondo, la Maison riceverà 50 tonnellate di lana all’anno da utilizzare nelle sue collezioni. Una quantità di materia prima che aumenterà l’approvvigionamento di lana secondo criteri di sostenibilità dal 38% al 50%. Il progetto vede coinvolti dieci aziende agricole, a presidio di un territorio di 100,000 ettari, tra cui La Soledad, guidata da Gabriela Bordabehere e che quest’anno ha ricevuto il Climate Action Award nell’ambito del CNMI Sustainable Fashion Awards.

Le materie prime prodotte attraverso queste iniziative non solo permettono di aumentare i livelli di tracciabilità ma portano con sé anche il nome, il volto, la storia di chi le produce. Sono i primi passi di una lunga strada che può portare a fare la differenza.

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